Sulle pagine immacolate di neve fresca, di buon mattino, la gente poteva leggervi le ultime notizie, stampate durante la notte lungo la viuzza che dalla chiesa porta alla piazza della fontana e poi al castello : si potevano individuare le orme del passo frettoloso della rezdora che aveva raggiunto la vicina di casa per chiederle in prestito un pizzico di lievito per fare il pane l'indomani; apparivano i passetti leggeri e disordinati dei monelli che si erano attardati più del solito a fare del chiasso; ben più marcate e sovrapposte balzavano fuori le impronte degli scarponi degli uomini rincasati, discutendo, dopo un'animata partita a carte o a morra, all'osteria.
Al limite del paese, dove l'ampia coltre bianca andava ispessendosi di mano in mano, che si avvicinava ai boschi di confine, sempre la neve annunciava le notizie, per così dire, "sportive": scorribande di cani, perlustrazioni di volpi, fughe di lepri.
Gli alberi silenziosi drizzavano i loro rami al cielo, nudi, rattrappiti dal gelo, mentre dal cuore profondo della terra usciva come un pianto segreto e sottile: era l'ultimo segno di vita per il sopraggiungere della stagione invernale.
Sopratutto la foresta con le sue incalzanti sequenze di abeti e di pini che, inseguendosi a perdita d'occhio fino a raggiungere gli occhi splendenti dei laghi, era sprofondata nel sonno, chiusa in un silenzio inviolabile.
Sotto quella soffice trapunta di neve, si erano accasati gli ospiti del bosco, dopo aver rallegrato l'estate, in attesa di uscire ai primi tepori primaverili.
Solo un tenue bisbiglio di arcane parole turbava l'incanto di quella grande vigilia : erano gli abeti con indosso quello splendido look di stagione a pronosticare chi di loro avrebbe avuto l'onore di scendere a valle a dare spettacolo alla gente, nel paese già sfolgorante di luci ed animato di voci di festa. "Io sono rimasto troppo piccolo" diceva uno di essi " sono cresciuto sempre all'ombra degli altri e non posso sperare di essere scelto". "Io sono rimasto un po' bassotto e non potrei fare una grande figura, perchè gli uomini cercano quelli di bell'aspetto" aggiungeva un altro. "Io sono invece un po' storto : nessuno mi ha mai guardato prima e tanto meno adesso" mugugnava un terzo. E poi tutti concordemente additarono l'albero vicino, dicendo: "Lui che è cresciuto più alto, che ha invaso coi suoi rami anche i nostri spazi, che ha beneficiato del nostro sole, che tocca il cielo con la sua folta chioma, piacerà di più di tutti al boscaiolo!"
Si rassegnarono così, dopo aver constatato la situazione e riposta ogni speranza di gloria, a restare come sempre nel bosco, anche durante la festa più grande dell'anno, il Natale.
Dopo quella notte convulsa, quando ancora qualche stella sonnacchiosa si attardava nel cielo, giunse ansimante un uomo con la scure sulle spalle, che passo' rapidamente in rassegna gli alberi, commentando fra sè: "Questo è troppo piccolo, questo è basso, quello addirittura è storto..." e così via.
Giunto davanti a quello alto, frondoso e ben formato, non ebbe dubbi: mise mano alla scure e cominciò a tagliare. Risuonarono nella foresta quei colpi ben assestati, un tonfo ed eccolo a terra.
Vennero altri in aiuto per portarlo via in spalla , con delicatezza , per non sciuparlo.
I suoi compagni che erano rimasti attoniti a guardare, nel salutarlo provarono rincrescimento e anche invidia, pur sentendosi avvantaggiati per lo spazio creatosi e per il pezzetto di cielo in più da godere.
Intanto il prescelto raggiunse la piazza del paese, tra l'entusiasmo della gente che si affrettò ad ornarlo di festoni, ad impreziosirlo di doni ed ad avvolgerlo di sfolgoranti luci colorate. Si fermavano i passanti ad ammirarlo, i bambini a comporre un coro di grida festose, come già nel bosco facevano gli uccelli.
Ma quell'incanto durò solamente per il periodo natalizio e poi il festeggiato venne spogliato di tutto, senza remissione, come un condannato a morte. La gloria e la felicità erano sfumate per entrare nei ricordi: addirittura la sua presenza dava fastidio, ingombrava il transito.
I rami, percorsi da un brivido funesto, lasciavano cadere gli aghi, già verdi e scintillanti.
Un mattino, lo stesso boscaiolo che lo aveva prescelto e trattato con tanta cura, ripresa la scure lo ridusse in pezzi destinati al forno di casa.
Gli altri alberi del bosco, che avevano trascorso il Natale al buio e nel silenzio sotto una coltre di stelle, quando conobbero il triste epilogo del loro fratello, alto, bello, orgoglioso, provarono immensa tristezza; quell'invidia che prima avevano in cuore, si mutò in compassione nel constatare come la gloria e gli onori hanno spesso una breve stagione e si tramutano talvolta in dimenticanza o in disprezzo.
Capirono che nell'umiltà, nella semplicità, più che altrove, stanno la vera beatitudine e la gioia di vivere.
Tratto da un bellissimo libro di leggende parmigiane di Enrico Dall'Olio
Ho pensato di salutarvi così
con un arrivederci a presto ...
nulla finisce e tutto ha un seguito ...
e se non avrete tempo
mi piacerà se tornerete qui a leggere
questa breve
leggenda natalizia per i vostri bimbi
oppure per Voi, se ancora amate le favole
a me è piaciuta tanto e spero giunga gradita anche a Voi
sembra un po' terribile, ma tanto realistica ...
a Voi tutte un abbraccio grande e
auguri per un Anno colmo
di :
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e ancora
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Lo deciderete Voi.
auguri per un Anno colmo
di :
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e ancora
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Lo deciderete Voi.
giusi